12 giugno 2016

Fermo sulla banchina attendo il treno che mi porterà lei


La stazione è grande. Impersonale. Le gente passa, chi è qui va di là, chi è là corre di qua, tutto un andare e venire senza tregua. Un caos disordinato che, tuttavia, segue una sua logica: assomiglia alla vita. Alla mia.

Passo le giornate in un susseguirsi di impegni, doveri, incombenze, necessità, correndo da un lato all'altro della città o, talvolta, fermo a una scrivania che mi sta stretta. Momenti infarciti di tensioni (tante) e soddisfazioni (sempre rare) con treni che passano veloci, fermandosi solo per scaricare persone che si fermano il tempo di scambi lavorativi. Ormai per me hanno tutte lo stesso volto e la stessa voce, mucche da mungere, con educazione, per il mio sostentamento. No, non mi sento in colpa, non faccio loro del male, è solo che li vedo così i miei clienti. Non riesco a cogliere l'umanità che, forse, c'è dietro ad ognuno di loro. Ma non è importante: io offro la mia professionalità, e su questo nessuno può eccepire nulla, tutto il resto non conta. Giornate, minuti, ore, settimane che passano veloci scivolandomi addosso, lasciando tracce indelebili che si sommano all'infinito. Un peso che mi fa sentire vuoto.
Guardo l'orologio. Sono arrivato in anticipo, forse troppo, ma non ce la facevo a rimanere chiuso in ufficio. Il telefono, le segretarie, i clienti, i pensieri, tutto a incrociarsi senza ordine nella mia testa. Mi sentivo stretto in un guscio di noce toppo piccolo. E sono uscito.
Decido di dirigermi alla banchina, in modo di essere pronto ad accoglierla. Attendo il treno che mi porterà lei Non sono sicuro che ci sarà, è stata una scommessa la mia, come quella che ho fatto con me stesso quando, per la prima volta, ho deciso di cercarla.
Era un'idea, un pensiero che mi ronzava per la testa nei brevi momenti in cui i problemi mi lasciavano un attimo di respiro. Di lei ricordavo qualche flash che mi portava ai tempi della scuola, una sensazione di benessere che negli anni tornava a solleticarmi. Forse nella mia mente, lei è il sogno che mi fa uscire dalla realtà.
Il tempo con lei è rallentato, come in una bolla. Gli attimi, le ore, i giorni non passano mai, ma assieme volano in un lampo. Non volevo andasse così. Non era previsto.
Alzo lo sguardo a osservare i treni: arrivano fischiando e cigolando, si fermano, persone scendono, facendo spazio a quelle che salgono, poi ripartono mentre un altro ne arriva e si ricomincia. Sembra di essere in un ritornello senza fine, una scena che ricomincia sempre allo stesso punto, un filmato di pochi minuti che si ripete in un loop infinito. Rassicurante e inquietante allo stesso tempo. Non c'è modo di cambiare qualcosa: è così e basta. Come la mia vita, incanalata su rigidi binari da cui non riesco, non posso allontanarmi.
Attendo il treno che mi porterà lei. I minuti passano lenti. Troppo. Non dovrei essere qui. Faccio a malapena in tempo a seguire le mille incombenze quotidiane, quelle a cui non posso esimermi, quelle che si aggiungono al lavoro, e ora invece sono qui in cerca di un sogno che non so nemmeno se posso permettermi di avere. Il tempo: un lusso per me, qualcosa che non devo sprecare in amenità, che non riesco a dedicare a me stesso, che non mi è concesso investire in qualcosa di solamente mio. No, non è giusto. Che io viva così e che porti lei in questo vortice di dannazione. Lo so, ne sono consapevole.
Il treno mi porterà lei. Perchè ho provato a rinunciarci, senza riuscirci. Lei è l'aria che respiro, un soffio di vita, una stella che illumina la mia notte oscura. Fosse anche solo una cometa che non passerà per altri mille anni, lei arriverà. E mi porterà con sé per un istante o per un secolo. No, non era previsto tutto questo, era solo una scommessa: chissà se lei si ricorda di me, chissà se è ancora come la ricordo io. Poi il vortice mi ha preso, sollevandomi da terra. Un tornado che non sapevo nemmeno potesse esistere, che mi regala la vita e al tempo stesso me la toglie perchè non poter vivere come vorrei, come sarebbe giusto fare, mi toglie il fiato.
Il tempo scorre, assieme ai treni, alle persone con i loro bagagli, ai bambini e ai portantini, ai cani al guinzaglio e ai passeggini spinti da mamme trafelate. Il tempo passa, e io sono qui.
Fermo sulla banchina, attendo il treno che mi porterà lei.


FINE

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails