22.
IL PESO DELLE PAROLE
Io
scrivo e farlo mi rende felice.
La
necessità di esternare ciò che sento dentro è iniziata anni fa
partendo da un’anima che, lacerata, lascia uscire parte di sé, Ho
imparato a sintetizzare il possibile cercando di non perdere il senso
delle cose, o tralasciare sfumature importanti. Ho guardato il mio
oggi, cogliendo luci, colori, suoni, emozioni.
Amore,
desideri, sogni di una vita serena e piena di soddisfazioni sono cose
presenti nell’immaginario di ognuno e io, perdendomi nel blu degli
occhi dei miei figli, mi accorgo di aver realizzato appieno.
Amo
scrivere e spesso prendo spunto da una situazione vissuta, da
un'immagine, da uno sguardo, da una persona. Qualcosa mi si muove
dentro, un desiderio irresistibile di dire, di scrivere qualcosa.
Pensieri che si trasformano in parole mescolando brandelli di vita
vissuta a ciò che mi ha ispirato.
Le
parole raccontano emozioni ed avvicinano le persone. Io amo
raccontare le cose comuni, do voce a quei sentimenti che albergano in
ognuno di noi, lasciando spazio alle emozioni personali. Chi legge
riesce a immedesimarsi o a sentire la storia narrata. La parola
scritta è forte, ha una potenza diversa dalle immagini. Chi vede un
film può semplicemente seguire la storia o immedesimarsi nei
protagonisti, ma rimane a una distanza consapevole dalla storia che
ha una vita a se stante e un finale già definito, che non può
uscire dallo schermo.
Chi
legge un testo, specie se scritto in prima persona come amo fare io,
viene coinvolto in maniera totale, come se avesse di fronte a
qualcuno che parla di se stesso. Questo genera emozioni diverse
a seconda dell'argomento trattato che possono essere di condivisione
(es. "è successo anche a me") o di sostegno (es. "non
ti preoccupare, vedrai che passerà") se si parla di sentimenti,
di approvazione o di critica se invece si tratta di fatti di
vita vissuta.
Io
scrivo sempre con il cuore in mano, sono partecipe delle mie parole e
credo che chi mi legge senta questa emozione e la viva assieme a me,
ma sempre di parole si tratta. Una storia, un racconto, la
condivisione di una emozione.
Ma.
Oggi
non ho tenuto conto del peso delle mie parole. Presa dall'impellenza
di scrivere non ho pensato che chi più mi è vicino avrebbe potuto
spaventarsi.
Qualcuno
tra i miei lettori, ha vissuto le emozioni che mi hanno spinto a
scrivere, ma la distanza fisica è andata in contrasto con il
coinvolgimento generato dalle parole e, come quella trasmissione
radiofonica in cui Orson Wells romanzò l'invasione dallo spazio
creando il panico, anche le mie parole hanno spaventato
Non
so se essere orgogliosa o sentirmi stupida: le mie parole sono andate
a fondo, sono entrate nell'anima, hanno lasciato il segno, stavolta
anche spaventato.
Continuerò
a scrivere, ma considerando meglio il peso che hanno le parole.
Susanna
10/03/2015
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