misantropia
mi·ṣan·tro·pì·a/
sostantivo
femminile
Sentimento
di avversione nei confronti dei propri simili, per lo più provocato
da incapacità di prender parte alla vita attiva e accompagnato da
uno scontroso desiderio di solitudine.
In questi giorni ci ho pensato: credo di soffrire di misantropia.
Io
non amo le riunioni di gruppo, le cene tra vecchi amici, i
dopo-lavoro tra colleghi. Tutto mi sembra innaturale, una forzata
continuazione di un rapporto di necessità e non di scelta. I
colleghi, i compagni di scuola non sono persone che si scelgono, ma
che ci vengono in un certo senso imposte dalla situazione, con cui
talvolta si crea feeling, complicità, e altre volte si sopporta per
quieto vivere.
Ecco.
Io non ho mai amato partecipare alle classiche “cene di fine anno”:
quelle di classe (come studente prima e come genitore poi) o quelle
di lavoro. Intendiamoci, il fastidio non è (quasi mai) a causa di
commensali non graditi, quando un'insofferenza quasi fisica a una
specie di ingerenza nel “mio” tempo, quello non dedicato a
obblighi, necessità o convenienze.
La
situazione è inconsueta, lo capisco, quindi cercherò di spiegare il
mio pensiero.
Passare gran parte della giornata a scuola o al lavoro,
in una sorta di prigione fatta di compromessi, regole, doveri, crea
in me una forma di repulsione a dilungare l'orario di convivenza
oltre a quello previsto. In pratica, volendo ricordare il detto
“prima il dovere e poi il piacere”, io vedo il lavoro come “il
dovere” e, anche se a tratti può diventare piacevole (specie nelle
relazioni personali), io non amo mescolarlo con il mio momento di
“piacere” inteso come tempo libero.
La
settimana scorsa ho voluto fare un'eccezione. Ho deciso di
partecipare (tra mille dubbi e perplessità) a una reunion di vecchi
compagni di classe, persone con cui andavo a scuola quasi 35 anni fa.
Perchè l'ho fatto? Principalmente perchè ho pensato che chi si era
dato tanta pena per ritrovare tutti i compagni dopo anni di silenzio
meritasse il mio rispetto e poi per dare uno scossone a una forma di
amnesia a me sconosciuta. Da quando sono stata contattata ho cercato
di dare un volto a tutti i nomi che leggevo nel gruppo what's up
creato ad hoc e guardando le foto dell'epoca ho provato ad abbinare i
nomi: il risultato è stato frustrante, un disagio crescente. Non
riuscendo ad avere dei ricordi ho pensato che dovevo incontrare di
persona tutti gli ex compagni per capire il perchè di questa perdita
di memoria. Quindi, in un certo senso, ho inserito il “dovere” in
orario “piacere”.
I
convenuti, per la maggiorparte degli sconosciuti che sono rimasti
tali, tutto sommato si sono rivelati essere persone piacevoli.
Chiacchiere, risate, brindisi, musica... Non c'è stato disagio
concreto, ma in me cresceva l'ansia. In quel contesto non mi sentivo
me stessa, una forma di fobia mi stava assalendo. Sentivo qualcosa
che mi stringeva la gola, rendendomi difficile il respiro e le
orecchie iniziavano a ronzare. Dovevo fare qualcosa e mi sono salvata
calandomi addosso quell'abito emotivo che per anni mi ha accompagnato
nelle occasioni di convenienza. Da quel momento non ero più io ma
quella che la gente si aspettava che io fossi, come mia madre mi ha
sempre imposto di essere.
Tornata
a casa ho pianto.
Non
sono riuscita a parlare veramente con qualcuno, non ho ricordato
nulla dei “bei tempi andati” e non sono nemmeno riuscita a
gustare la cena. Il problema (se tale si può definire) è certamente
mio e non degli occasionali convenuti.
Non
ho amici con cui condividere il mio tempo libero, ma non mi sono mai
resa conto (finora) di essere io stessa il motivo di tale situazione.
In realtà sto bene da sola, ho la possibilità di gestire il mio
tempo a piacimento dedicandomi agli hobby che coltivo: la lettura e
la scrittura. Amo anche fotografare, ricamare, cucinare e tante altre
cose che, tuttavia, non richiedono necessariamente la presenza di
altri per essere piacevoli distrazioni.
Non
so se riuscirei a fare una nuova “cena di gruppo” (almeno per
adesso), ma mi è rimasto il desiderio di conoscere meglio le persone
con cui ho passato anni di quella gioventù a me sconosciuta. Sento
la necessità di avvicinarmi a loro per capire quella parte di me che
hanno portato a galla. Magari iniziando da uno alla volta.
Credo
dovrò lavorarci un po' su a questa cosa. Misantropia: non credo sia
una qualità positiva. Vero?
Susanna 06.12.2015
Susanna 06.12.2015
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