Non è mia abitudine guardarmi
indietro. Non molto spesso, almeno. È successo talvolta che una
specie di dejà-vu mi riporti alla memoria momenti che si
riferiscono ai (bei?) tempi andati e mi capita di ricordare
circostanze particolari, situazioni vissute. Il passato fa parte di
me, è ciò che (in positivo e in negativo) fa di me quella che sono.
La strada che ho percorso è quella che mi ha portato fin qui e
talvolta ricordare le scelte fatte mi aiuta a gestire al meglio il
mio presente e (forse) il mio futuro.
Stavolta però la situazione è
diversa: sono stata tirata dentro in un vortice che viene dal
passato, qualcosa che mi ha sorpreso prima, divertita nel mentre,
spaventata infine. Spavento. Forse la parola è un po' forte.
Inquietudine. Sì, credo che ammettere una certa inquietudine sia più
appropriato.
L'occasione a cui mi riferisco è
un inaspettato invito a una reunion di vecchi (?) compagni di scuola.
Il contatto è avvenuto con una
modalità sicuramente caratteristica del tempo in cui viviamo: ho
ricevuto una email in cui uno sconosciuto mi chiedeva se sono io la
persona che anni fa frequentava una certa classe di una tal scuola.
In caso affermativo mi invitava a comunicare il mio numero di
cellulare per un contatto più agevole, altrimenti chiedeva scusa per
il disturbo. Rimango basita: in effetti i dati di anno, scuola ecc..
coincidono, ma la persona che mi contatta (che peraltro si presenta
con una mail con ben evidenziati nome, cognome, indirizzo e numero di
telefono) non me la ricordo affatto.
Io, abituata e ben consapevole di
come talvolta possa essere pericoloso il web, diffido. Mi pare strano
che qualcuno, dopo quasi 35 anni, voglia ritrovare i compagni di
scuola per una cena. Strano. Ma non improbabile.
Prendo tempo e inizio a togliere le
ragnatele dalla stanza dei ricordi cercando il cassetto in cui è
rinchiuso il periodo scolastico. Nebbia fitta. Ma la persona mi
ispira fiducia, istintivamente la ritengo affidabile, quindi
acconsento di svelare il mio numero di cellulare e vengo inserita in
un gruppone what's up augurandomi che, da quel momento, la nebbia
diventi meno fitta.
Foto alla mano, leggo gli
interventi dei consociati cerco di abbinare il nome con l'immagine di
allora. Invidio il loro scherzare e ricordare i tempi andati, magari
sottolineando episodi condivisi. Il buio, per me, rimane anche su
questo aspetto.
Mi sento stordita: come è
possibile che io non abbia memoria degli anni della scuola? I giorni
si susseguono e le chiacchiere su what's up mi aiutano a identificare
qualche compagno di scuola. Pochi e, come (forse) probabilmente è
normale che sia, non mi sembrano essere come me li ricordavo. Forse
il tempo cambia le persone o sono io ad avere ricordi faziosi? Loro
rammentano perfino i professori, snocciolando con non-chalance nomi e
materie insegnate nonché peculiarità fisiche e caratteriali mentre
raccolgono informazioni per poterli contattare. Per me, che leggo in
silenzio i post, sono solo altri nomi a cui non riesco a dare né
volto né storia.
Infine si arriva a definire luogo e
ora del Grande Evento. Tra battute e “i remember” taluni svelano
il loro lato ironico, altri quello ormonale. Si alternano fiumi di
parole a grandi silenzi: in fondo siamo tutti un po' estranei. Credo
siano in pochi quelli che hanno continuato a frequentarsi dopo la
scuola superiore. Io cerco di andare oltre le parole leggendo tra le
righe per intuire che tipo di persone avrò di fronte quel giorno.
Non so come andrà a finire, per
adesso molti nomi restano ancora senza volto e senza storia, ma spero
che la serata si riveli una bella cosa. In questo momento riesco solo
a pensare che, in ogni caso, l'attesa del Grande Evento mi ha
regalato la possibilità di ricredermi e riscoprire almeno due le
persone . Per adesso solo virtualmente. Per adesso.
Susanna
25.11.2015
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