25 novembre 2015

17. DISCLOSURE - RIVELAZIONE


Non è mia abitudine guardarmi indietro. Non molto spesso, almeno. È successo talvolta che una specie di dejà-vu mi riporti alla memoria momenti che si riferiscono ai (bei?) tempi andati e mi capita di ricordare circostanze particolari, situazioni vissute. Il passato fa parte di me, è ciò che (in positivo e in negativo) fa di me quella che sono. La strada che ho percorso è quella che mi ha portato fin qui e talvolta ricordare le scelte fatte mi aiuta a gestire al meglio il mio presente e (forse) il mio futuro.
Stavolta però la situazione è diversa: sono stata tirata dentro in un vortice che viene dal passato, qualcosa che mi ha sorpreso prima, divertita nel mentre, spaventata infine. Spavento. Forse la parola è un po' forte. Inquietudine. Sì, credo che ammettere una certa inquietudine sia più appropriato.
L'occasione a cui mi riferisco è un inaspettato invito a una reunion di vecchi (?) compagni di scuola.

Il contatto è avvenuto con una modalità sicuramente caratteristica del tempo in cui viviamo: ho ricevuto una email in cui uno sconosciuto mi chiedeva se sono io la persona che anni fa frequentava una certa classe di una tal scuola. In caso affermativo mi invitava a comunicare il mio numero di cellulare per un contatto più agevole, altrimenti chiedeva scusa per il disturbo. Rimango basita: in effetti i dati di anno, scuola ecc.. coincidono, ma la persona che mi contatta (che peraltro si presenta con una mail con ben evidenziati nome, cognome, indirizzo e numero di telefono) non me la ricordo affatto.
Io, abituata e ben consapevole di come talvolta possa essere pericoloso il web, diffido. Mi pare strano che qualcuno, dopo quasi 35 anni, voglia ritrovare i compagni di scuola per una cena. Strano. Ma non improbabile.
Prendo tempo e inizio a togliere le ragnatele dalla stanza dei ricordi cercando il cassetto in cui è rinchiuso il periodo scolastico. Nebbia fitta. Ma la persona mi ispira fiducia, istintivamente la ritengo affidabile, quindi acconsento di svelare il mio numero di cellulare e vengo inserita in un gruppone what's up augurandomi che, da quel momento, la nebbia diventi meno fitta.
Foto alla mano, leggo gli interventi dei consociati cerco di abbinare il nome con l'immagine di allora. Invidio il loro scherzare e ricordare i tempi andati, magari sottolineando episodi condivisi. Il buio, per me, rimane anche su questo aspetto.
Mi sento stordita: come è possibile che io non abbia memoria degli anni della scuola? I giorni si susseguono e le chiacchiere su what's up mi aiutano a identificare qualche compagno di scuola. Pochi e, come (forse) probabilmente è normale che sia, non mi sembrano essere come me li ricordavo. Forse il tempo cambia le persone o sono io ad avere ricordi faziosi? Loro rammentano perfino i professori, snocciolando con non-chalance nomi e materie insegnate nonché peculiarità fisiche e caratteriali mentre raccolgono informazioni per poterli contattare. Per me, che leggo in silenzio i post, sono solo altri nomi a cui non riesco a dare né volto né storia.
Infine si arriva a definire luogo e ora del Grande Evento. Tra battute e “i remember” taluni svelano il loro lato ironico, altri quello ormonale. Si alternano fiumi di parole a grandi silenzi: in fondo siamo tutti un po' estranei. Credo siano in pochi quelli che hanno continuato a frequentarsi dopo la scuola superiore. Io cerco di andare oltre le parole leggendo tra le righe per intuire che tipo di persone avrò di fronte quel giorno.
Non so come andrà a finire, per adesso molti nomi restano ancora senza volto e senza storia, ma spero che la serata si riveli una bella cosa. In questo momento riesco solo a pensare che, in ogni caso, l'attesa del Grande Evento mi ha regalato la possibilità di ricredermi e riscoprire almeno due le persone . Per adesso solo virtualmente. Per adesso.


Susanna 25.11.2015

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