9 marzo 2015

16. I LIMITI


Capita. Che un conoscente, una persona amica, qualcuno che ti sta vicino si confidi condividendo ansie e problemi. Solitamente sono situazioni di tutti i giorni, problemi della quotidianità lavorativa, di coppia o di genitori/figli.
Chi si confida lo fa con un duplice scopo: scaricare la propria tensione emotiva su un'altra persona e cercare un consiglio. Condivisione e aiuto.
Siamo sempre pronti ad ascoltare e altrettanto a dispensare suggerimenti.
Ma.


A volte il problema che ci viene proposto va oltre. Alle nostre conoscenze, alle casistiche che siamo soliti trattare, alle risposte che abbiamo nei nostri cassetti mentali.
E allora? Che fare?
Oggi mi sono trovata nella situazione dolorosa di condividere un problema grave, seppur non insolito. Di fronte a me una persona con il cuore in mano e le lacrime agli occhi mi ha aperto la sua anima, zeppa di problemi, dubbi, angosce.
Oggi, per la prima volta, non sono riuscita ad aprire bocca.
Ho accolto il suo sfogo, asciugato le sue lacrime, riempito il mio cuore con il suo dolore, ma non ho trovato in me nessuna buona parola che riuscisse ad andare oltre ai miei pensieri. Sono rimasta li, senza che tra i miei usuali buoni consigli ce ne fosse uno adatto alla situazione.
Mi sono sentita impotente di fronte a tanto dolore e smarrimento che vedevo in chi mi stava di fronte.
Avrei voluto dire "tranquilla, andrà tutto bene"' ma la consapevolezza che il suo problema fosse solo all'inizio mi ha bloccato in gola anche questa unica banalità.
Cosa si può fare in situazioni del genere? È giusto cercare di dare un aiuto in ogni caso, o è preferibile prendere atto dei propri limiti?
Quando ci si trova di fronte a una situazione complicata è necessario capire che sono molteplici le cause che l'hanno generata. Se poi gli attori sono più di uno, le variabili (e le possibili soluzioni) si moltiplicano. Non esiste una unica soluzione e, anche fosse, la persona o le persone coinvolte rappresentano un'ulteriore variabile.
Le sue parole uscivano colpendomi con la forza di un fiume in piena da una cascata. Mi sono sentita in colpa di soffrire per la mia impotenza. Più cercavo qualcosa da dire, una soluzione preconfezionata da proporre, più mi rendevo conto dei miei limiti.
Oggi non sono riuscita a dare conforto a una persona amica.
Oggi la mia è stata una giornata triste perché non sono stata in grado di ridare il sorriso.
Oggi non sono nemmeno riuscita a donare un abbraccio: il dolore altrui mi annichilisce.
Oggi la vita mi ha regalato una nuova lezione: ho toccato con mano i miei limiti. E ne soffro.


Susanna. 09.03.2015



Inviato da iPad

2 commenti:

  1. un'unica parola si potrebbe dire... CORAGGIO!
    Comunque Susanna, il fatto che tu sei stata disponibile a raccogliere la dolorosa testimonianza della tua conoscente è già tanto.

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  2. Ciao Renata.
    Probabilmente hai ragione, ma di fronte alla sofferenza si vorrebbe poter donare sollievo. Che io non ho potuto dare. È questo che mi pesa.
    Buona vita !

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