28 maggio 2012

COME UN ANGELO - 2


Come un angelo
(…i bancari hanno un’anima?)

2.      Le sei monete della signora Giuditta

In tempo di polemiche sull’euro e sul caro prezzi, il lavoro di cassiere di banca ha un ruolo privilegiato nell’osservazione dell’andamento dei conti delle persone potendo constatare direttamente come di fatto entrano ed escono i soldi dai conti della gente, delle persone comuni, quelle che solitamente fanno parte delle statistiche che dichiarano c’è un pollo a testa anche se poi qualcuno ne mangia due e qualcuno fa la fame.

Ogni giorno arrivo in agenzia dieci minuti prima dell’apertura. Seduta nel mio box, quello con il numero tre, preparo i miei timbri, accendo il computer, sistemo i soldi nel cassetto a scomparti e sfodero il mio sorriso nell’attesa arrivi il cliente di turno.
Fuori, aspettando che sia l’orario di apertura, ci sono già un po’ di persone. Forse sei o sette. Ogni volta mi chiedo come mai c’è sempre la coda di persone che attende di entrare prima che si apra. Non possono andare a fare qualcos’altro prima, magari a prendersi il pane? Forse sono un po’ masochisti, penso.
Ecco che arrivano.
«Buongiorno, signora… un prelievo?… ricorda il numero del conto? …No? beh, non importa, glielo trovo io. …Mi dice il nome? Ecco. …Quanto preleva? Cinquanta euro? Da dieci vanno bene? Uno, due, tre quattro e cinque. Buona giornata».
«Buongiorno. Blocco buoni mensa? Per quale scuola? Elementare? …gliene basta uno? …ecco. Ventisei euro. Buona giornata.»
«Buongiorno. …Un prelievo? …Quanti soldi? Ah… adesso le controllo il saldo. …Quando le arriva l’accredito dello stipendio? …Eh, sì. Siamo già in rosso. …Va bene, ci vediamo domani. Buona giornata.»
A volte mi pare di essere un disco rotto perché le parole sono sempre le solite e mi prende lo sconforto. Quando succede, ricordo il mio tutor anziano, il suo sogno che ogni novellino possa trasformarsi in un angelo della banca e quella carica che mi ha spinto a diventare una impiegata di banca fa il resto aiutandomi a ritrovare sorriso e serenità.
Nessun utente ha esigenze uguali agli altri: c’è chi preleva tutto in una volta e se lo fa bastare per il mese, chi prende solo il necessario. A volte qualcuno non ha la fretta che contraddistingue i più, e si sofferma a chiacchierare.
Una cliente che ha attirato la mia attenzione è Giuditta.
Lei, una donna di circa cinquant’anni, è sempre la prima ad entrare il lunedì mattina. Chiede il saldo del suo conto (intestato con il marito), fa dei conti aiutandosi con le sue dita nodose, evidentemente abituate a un lavoro duro e poi chiede la somma. Fin qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che ogni volta vuole tagli di denaro ben precisi: qualche banconota da dieci, qualcuna da cinque e… sei monete da un euro. Mentre le banconote a volte cambiano di quantità e qualità (ma mai tagli superiori ai venti euro), quelle sei monete ci sono sempre, in ogni sua richiesta e mi hanno tormentato per mesi, perché non capivo il loro significato.
Sei, non dieci o cinque. E solo da un euro. Qualche cliente che lavora in uffici o mamme con ragazzi che vanno a scuola spesso mi chiedono delle monete per il distributore automatico di bibite e merendine, ma Giuditta lavora i campi. E con lei pure i suoi due figli. A che le servono le monete, sei, ogni settimana?
Stamattina, accantonando ogni pudore, gliel’ho chiesto.
Vede, signorina, mi risponde con un sorriso sdentato e senza dimostrare nessuna ritrosia, il pane per la mia famiglia mi costa ogni giorno 80-85 centesimi. Lo va a prendere Vittorio, ma per evitare che cada in tentazioni e compri cose che non ci servono, io gli do solo una moneta. So che il resto se lo tiene, ma non importa. È giusto così. Anche un uomo ha una dignità! Quindi il sabato, con i centesimi avanzati, può anche lui unirsi ai vecchi amici del bar e fare chiacchiere da uomini, con un’ombra di vino tra le mani.

Fine 2^ puntata.
à continua…

4 commenti:

  1. mi piace l'idea che in uno squarcio freddo e chiuso di monotonia impiegatizia si possa arrivare a considerare e esprimere "un'ombra di vino tra le mani"...questa è libertà!

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    1. Anche in una monotonia impiegatizia è pur sempre presente l'essere umano che, talvolta, è Umano. A me piace esserlo e cogliere questo aspetto anche negli altri.

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  2. Non vedo l'ora di leggere la terza puntata.......
    Sia,nella banca dove vado io c'è davvero un angelo dietro il vetro,non l'ho mai vista senza un sorriso......
    Un abbraccio

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    1. Grazie Pinuccia. Nel nostro lavoro difficilmente siamo benvisti, nonostante spesso si cerchi di essere vicini alla gente.

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