1 maggio 2012

5. LA RABBIA


Dalla mia camera sento arrivare distintamente le loro parole.
«Dai, cosa ti costa?»
«No, non se ne parla! Non la voglio tra i piedi.»
«Ma insomma, non posso lasciarla qui da sola. Noi dobbiamo uscire.»
«E quindi devo sciropparmela io?»
«Va bene, facciamo così: ti do diecimila lire se la porti con te.»
«No.»
«…venti…»
«NO!»
«Okkei. Trenta e non una lira di più. Non vuoi farmi questo favore?»
Dal silenzio che ne segue, capisco che mamma è riuscita nel suo intento.

Un calore sconosciuto sale da dentro infiammando il mio corpo, il viso scotta e i miei pugni si stringono fino a far sbiancare le nocche. Le corde vocali si attorcigliano mentre un urlo ininterrotto manda in risonanza il mio stomaco. Un dolore interno e bocca sento un cattivo sapore, forse un rigurgito di ciò che ho mangiato a pranzo. Il  tremore mi sconquassa: Hulk è dentro me.
Nella mia stanza, sempre ordinata, scoppia un tornado. I libri si rovesciano dalla mensola sopra la scrivania, le bamboline dai vestitini tipici, souvenir dei tanti viaggi fatti da mamma, cadono a terra in mille pezzi, dall’armadio spalancato i vestiti appesi ordinati per colore volano a terra, i cassetti svuotati mostrano l’interno tappezzato a disegni antichi e  mutande, calzetti, maglie di ogni genere giacciono ai piedi del comò. Sfinita, mi siedo sul letto. In un dondolio ossessivo, sbatto la testa al muro sempre più velocemente, sempre più forte. Voglio sentire un dolore che non sia quello dell’anima.
Lei lo ha pagato! Max ha vent’anni, cinque più di me, e non fa molti sforzi per dimostrare il suo affetto nei miei confronti, ma non pensavo arrivasse a tanto. Ero lusingata dal fatto che ultimamente lui mi avesse chiesto di uscire assieme ai suoi amici. Serate passate fra discorsi che non capivo con ragazzi dalla sigaretta sempre in bocca e ragazze dal cervello di gallina. Una noia mortale, ma per la prima volta mio fratello mi voleva con sé, pensavo.
La voce lontana di mamma annuncia la sua uscita e un’altra dal corridoio mi chiama.
«Hei, sorellina! Andiamo fuori anche noi stasera. Ti va?»
Sento le vene pulsare. Allento i pugni e respiro a fondo per dominare Hulk. Dico semplicemente un no grazie. Non servono altre parole. Max è già fuori.
Dopo l’uragano. il respiro è veloce, il corpo rigido, gli occhi chiusi in una morsa che fa male. Li riapro e lo sguardo si perde nei contorni della mia camera. Linda, ben ordinata, razionale come sempre. Non è successo nulla, solo la mia testa è dolorante. E una lacrima scende sul mio viso. Solo una, ma che brucia più dell’acido muriatico.
Non permetterò loro di farlo ancora. Lo giuro.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails